I clorati sono sali dell’acido clorico, la loro presenza negli alimenti può derivare dall’impiego di acque di processo trattate con cloro e/o dall’uso di sanificanti contenenti cloro. Il rischio di contaminazione interessa in primo luogo ortaggi e frutta prodotti che sono sottoposti a frequente lavaggio. La fonte principale di clorato nella dieta è però l’acqua potabile.
Come ha evidenziato l’EFSA nel parere espresso nel 2015, i clorati possono rappresentare un pericolo per la salute umana, sia per l’esposizione cronica, che potrebbe interferire col metabolismo dello iodio, sia per fenomeni di esposizione acuta che potrebbero limitare gli scambi di ossigeno nel sangue.
La presenza di questo contaminante negli alimenti è normata come LMR di sostanze utilizzabili per la difesa delle colture (Reg 396/05), un ambito legislativo che non ha attinenza con la reale origine del contaminante. Questo perché, fino al 2010, il Clorato di Sodio è stato autorizzato per l’impiego come erbicida totale in ambito UE, senza che fossero definiti LMR specifici, dal momento che non era utilizzabile su terreni coltivati.
Il Reg 396/2005 prevede che nei casi in cui non siano definiti LMR specifici venga applicato un limite “di default” di 0,01 ppm, valore che non si rifà alla reale pericolosità della sostanza, ma viene facilmente superato in caso di riscontro analitico.
Nel convegno per i 25 anni di Cadir Lab abbiamo presentato come “Peccato originale” questo paradosso, per cui un contaminante alimentare continua ad essere normato per un utilizzo non più consentito, pur essendo ormai assodato che la sua presenza negli alimenti ha origini diverse (nel caso specifico utilizzo di composti del cloro per il trattamento delle acque e/o come sanificanti degli impianti).
Il Reg. 2020/749, che entrerà in vigore il prossimo 28 giugno, definisce nuovi LMR più elevati per il clorato, ma non modifica l’assetto normativo, pur riconoscendo che la presenza negli alimenti non è collegata all’impiego per la difesa delle colture. Infatti, il “considerando” 3 del regolamento recita:
“Oltre al suo impiego primario in prodotti fitosanitari, il clorato è anche una sostanza che si forma come sottoprodotto derivante dall’utilizzo di disinfettanti a base di cloro nel trattamento degli alimenti e dell’acqua potabile. Tali usi hanno determinato l’attuale presenza di residui di clorato rilevabili negli alimenti”.
I nuovi LMR sono elencati nel testo del Reg 2020/749. Il Regolamento prevede che questi valori di LMR vengano rivisti entro il giorno 8 giugno 2025.
POTENZIALI EFFETTI DELLA NUOVA NORMATIVA
Certamente i nuovi LMR definiti sono migliorativi rispetto alla situazione precedente:
- il limite più basso che si applicherà alle derrate meno suscettibili alla contaminazione viene fissato a 0,05 ppm
- per molte derrate vengono fissati LMR più alti, (es. fino a 0,7 ppm per Ortaggi a foglia, erbe fresche e fiori commestibili).
Dalle risultanze analitiche di Cadir Lab relative agli ultimi 2 anni emerge come la stragrande maggioranza dei casi di positività per presenza di clorato risulterebbe conforme con l’applicazione dei nuovi LMR.
In particolare, per la categoria degli ortaggi a foglia ed erbe (baby leaf, rucola, radicchio, spinaci, etc.), che aveva dato in passato frequenti problemi, solo un campione su circa 50 riscontri positivi risulterebbe non conforme applicando i nuovi LMR.
Si segnalano, come prodotti da valutare con attenzione, i cavoli diversi dal cavolo broccolo. Per queste derrate infatti, i riscontri analitici sono spesso vicini (ma non superiori) ai nuovi LMR.
CADIR LAB, insieme ai consulenti di SATA, resta a disposizione per fornire il supporto necessario agli operatori.